GIUSEPPE SANTALCO ringrazia il presidente dell’Assemblea Regionale e l’onorevole Rinaldi, ancora presenti in Aula.

Non depone certo a favore degli assenti il vezzo di fare l’intervento, andare via e non ascoltare quello che dicono i consiglieri comunali! Ringrazia poi il presidente del Consiglio per aver organizzato un nuovo incontro sullo specifico tema. Oggi il Consiglio comunale ribadisce al presidente dell’Assemblea Regionale ed ai deputati regionali e nazionali, la ferma volontà di aprire un ragionamento politico sullo sviluppo del territorio messinese, perché la Città metropolitana è per il loro territorio l’unico modo  di guardare al futuro, non potendosi più parlare solo di città, ma dovendo invece focalizzare l’attenzione su un territorio di area vasta.

Ha però avvertito un po’ di incertezza, di mancata voglia di prendere di petto il problema, e questo lo ha annotato negli interventi di alcuni deputati. Alcuni si sono trincerati dietro una presunta opposizione, altri dietro alcuni aspetti di natura costituzionale, alla luce della mancata previsione della Città metropolitana da parte dello Statuto. Ricorda però che l’area metropolitana è presente, a livello normativo, sin dal 1995. Molti Comuni hanno poi utilizzato l’area metropolitana come principio di area vasta, come punto di riferimento dello sviluppo del territorio. Chiedono che venga sposata l’idea che questo territorio possa avere una potenzialità solo attraverso lo sviluppo dell’area vasta, quindi di una Città metropolitana che comprenda 51 Comuni! Porrebbe la questione invertendo l’onere della prova: alcuni chiedono infatti quale bisogno ci sia quasi di imporre il principio per cui l’area metropolitana debba contemplare 51 Comuni. Perché non lasciare liberi i Comuni di aderire gradualmente?

Si dichiara contrario a questo principio, perché ritiene che il Parlamento Regionale Siciliano debba farsi carico di una scelta politica, abbandonando il principio di non voler scontentare quel campanilismo che non ha più ragione di esistere, nel momento in cui l’Europa dice che i finanziamenti andranno prevalentemente alle Regioni di area vasta. Il deputato regionale deve far capire ai Sindaci che lo sviluppo passa solo attraverso una aggregazione. Anche il Sindaco della città di Messina dovrebbe guardare non solo a Reggio Calabria ma anche agli altri Comuni, perché se è vero che gli altri Comuni non si fidano di questo Comune capoluogo, allora bisogna che tutti facciano un’attività politica di raccordo, incontrando i Sindaci, dicendo loro che si lavorerà insieme e che non vi è una primazia del Comune capoluogo ma una condivisione di programmi, di idee e di sviluppo.

Bisogna partire da un raccordo con i singoli Comuni. Il presidente dell’Assemblea Regionale deve però avere coraggio, insieme ai deputati, perché non si perda l’occasione di questa legge in discussione, che introduce per Messina il principio della Città metropolitana allargata a 51 Comuni. Se non faranno questa scelta, in futuro non avranno più il tempo e la possibilità di intervenire a fronte oltretutto della difficoltà di legiferare dell’Assemblea Regionale e le difficoltà di interlocuzione politica che si registrano nella maggioranza, considerato che si pensa ad un quadro politico da ricondurre all’unità politica. Questa riforma è uno dei tasselli che rientra in questo discorso di maggioranza politica!

Devono guardare con sempre maggiore forza a Reggio Calabria. Non possono infatti essere uniti alla sponda calabra solo dai terremoti! Devono invertire la questione, guardando alla costruzione del territorio che parta da questi due territori, come un sasso che una volta lanciato in mare crei onde che si propaghino a favore dello sviluppo dell’area dello Stretto.

L’Autorità portuale è uno strumento di sviluppo, così le zone franche, così la logistica di un territorio che guardi però all’aeroporto di Reggio Calabria, a Gioia Tauro, a Milazzo, alle isole Eolie ed a Taormina. Rischia di prefigurare una visione miope della mobilità dello Stretto, il riferimento puro e semplice alla flotta comunale. La mobilità deve infatti partire da Taormina ed arrivare alle isole Eolie, da Reggio Calabria ed arrivare a Messina. Non devono pensare ad una mobilità che si limiti solo alle due città di Messina e Reggio Calabria, se parlano di area vasta. La Regione deve compiere il primo passo. Il Presidente Ardizzone dovrà poi raccordarsi con la Regione Calabria creando i presupposti per un raccordo istituzionale.

Se vogliono parlare di area dello Stretto devono intervenire a livello legislativo a fronte di competenze e funzioni diverse delle due Regioni dello Stretto. La proposta di legge Delrio può essere uno strumento che permetta di inserirsi nel più ampio problema. Potrebbe allora essere utile una breve proroga di non oltre tre mesi dei commissari delle Province regionali, per dare la possibilità al Parlamento Regionale di esitare una legge che non sia una legge che dice tutto e niente, lasciando il tempo per un raccordo tra i territori di cui si prendano cura gli stessi deputati regionali insieme ai Sindaci ed ai consiglieri.

Devono capire come garantire tutti i Sindaci, in modo da assumere un ruolo propositivo di raccordo con il territorio: non vedrebbe pertanto male una breve proroga dei commissari, se funzionale ad una legge che metta tutti insieme, che dia compiti e funzioni. Bisogna ripartire i compiti della Provincia e capire a chi debbano essere attribuiti!

Il vero nodo è questo, perché alla fine creano delle nuove realtà ma corrono il rischio di creare un vuoto legislativo. Si pensi ai dipendenti della Provincia, a dove e come potranno essere trasferiti. In materia di strade provinciali, a chi verrà attribuita la competenza attualmente della Provincia, considerato che spesso le strade provinciali partono da un Comune ed arrivano ad un altro? Chiede al Presidente Ardizzone ed all’onorevole Rinaldi di farsi carico dell’ordine del giorno del Consiglio, che ha la valenza di tutta la città e di tutto il Consiglio comunale. Occorre mettere la bandierina di Messina Città metropolitana con 51 Comuni, avviando l’interlocuzione per arrivare ad una proposta legislativa che in prospettiva conduca all’area dello Stretto.