GIUSEPPE SANTALCO rileva come probabilmente questa commissione e questi commissari dovranno lavorare molto, anche perché ormai solo la stampa può far capire ai consiglieri comunali come stanno le cose. Per questa ragione ieri si è permesso di chiedere la presenza in commissione del vice sindaco oltre che assessore al bilancio: gli argomenti sono  concatenati e non si può procedere a spacchettare le diverse situazioni.

Sin dall’inizio della discussione sulla delibera generale concernente l’ATO 3, chi parla aveva posto una questione di carattere generale, di carattere pregiudiziale, che traeva spunto dallo spirito della circolare del dipartimento “acqua e rifiuti”, laddove in maniera chiara si dice e si comprende che lo scopo della circolare è di indurre i Comuni a chiudere tutte le pendenze vigenti con le società d’ambito. Il fondo di rotazione rimaneva funzionale proprio alla chiusura di quelle società.

Ha invece la sensazione che qualcuno pervicacemente voglia continuare a mantenere l’attuale struttura liquidatoria dell’ATO 3. Per evitare che ciò accada, così com’è nello spirito della circolare, è necessario che la delibera che approveranno sul fondo di rotazione, non si limiti solo ad inserire la transazione di 2 milioni e 400 mila euro. Transazione che i consiglieri hanno promosso.

L’Amministrazione deve fidarsi della dirigenza, perché altrimenti, per la sua ignoranza delle “regole amministrative” e del vissuto dell’Ente, sbatterà contro un muro; tant’è che ha preso consapevolezza del fatto che per riconoscere il debito fuori bilancio occorre passare prima dalla transazione, che deve essere approvata dalla Giunta e dal Consiglio. Un risultato che si ascrivono, ma altri i consiglieri devono raggiungerne se vogliono chiudere tutte le questioni sospese tra MessinAmbiente, ATO e Comune: si riferisce, particolarmente, al contenzioso aperto tra i primi due, per il quale l’Amministrazione non ritiene di dover affrontare la questione in questa fase sperando forse di poter accedere ad altre risorse future. C’è la necessità, invece, di far chiarezza sull’ammontare della massa debitoria complessiva che dovrà essere allegata nel bilancio di previsione, per sapere se richiedere le risorse al Ministero o farvi fronte col fondo di rotazione.

La materia è certamente complessa, ma un dato è certo. La convenzione tra le due società del 1999 già nel 2007 produsse una transazione, che però non andò a buon fine e generò un decreto ingiuntivo di circa 4 milioni di euro, oltre interessi, nel 2009: è da questo anno che i rapporti tra MessinAmbiente e ATO non si sono più definiti sull’effettivo costo del servizio, con gli effetti a tutti noti.

Il Comune non può lavarsi le mani di un problema quantificato in 24 milioni di euro circa, visto che dovrà comunque corrispondere alla transazione a prescindere dal suo importo. E si chiede, allora, se i bilanci di MessinAmbiente e dell’ATO, due società in liquidazione, comprendano poste relative ai residui od alle perenzioni.

La commissione deve indurre l’Amministrazione a convocare un tavolo tecnico dove concludere la transazione; non accetta che si debba aspettare la decisione del Tribunale, quali interessi può avere l’Amministrazione ad attendere oltre, posto che il 1° ottobre gli ATO cederanno il posto alle SRR?

Non è disponibile, almeno a titolo personale, a votare una proposta di deliberazione monca; esige chiarezza. D’altronde, senza una definizione dei rapporti tra le due società come si potrà quantificare il costo del servizio per quest’anno, posto che costituisce il parametro principale della TARES?

Il Comune deve indurre le due società ad arrivare ad una definizione e rinnova al dottore Cama la richiesta che gli ha già fatto il Consiglio di produrre la documentazione; gli risulta, peraltro, che dal verbale di quell’incontro in Prefettura non si ha chiarezza della questione. Lo spirito del suo intervento è che bisogna fare chiarezza sui debiti complessivi prima dell’approvazione del bilancio e del piano di rientro.

Solo con la volontà delle due società di chiudere la partita si potrà conoscere il costo del servizio per il 2013 e, peraltro, gli risulta che l’ATO non abbia concordato il piano finanziario di quest’anno con il Comune.