GIUSEPPE SANTALCO, rivolto un saluto agli ospiti, precisa subito che il suo intento è tutelare il Consiglio comunale nella sua interezza, posto che da un anno i consiglieri vivono sulla loro pelle le problematiche che attanagliano MessinAmbiente e l’ATO.

Ricorda che hanno sollevato dubbi e perplessità cercando di individuare una via d’uscita, ma purtroppo ci si scontra con una realtà debitoria molto pesante. Invita l’assessore Ialacqua a valutare tutto questo, perché non vorrebbe che assistesse passivamente ad una gestione tecnocratica di questa società.

Ricorda che MessinAmbiente è stata posta in liquidazione da una delibera consiliare e da una decisione dell’assemblea dei soci, ma crede che i suoi amministratori stiano mettendo in essere atti che vanno oltre i loro compiti. Dovrebbero occuparsi solo della liquidazione dell’ente ed invece stanno facendo atti ultronei, quali i contratti che il dottore Ciacci non poteva sottoscrivere perché non riguardanti la gestione liquidatoria dell’ente. Basterebbe infatti leggere la sentenza della Corte dei conti che in alcuni passaggi sottolinea che MessinAmbiente è un ente in liquidazione.

Si mette invece in campo un’attività che non va in direzione della liquidazione.

Se si vuole allora che MessinAmbiente continui come società in liquidazione, occorre  che i responsabili si comportino come liquidatori, liquidando cioè la massa di crediti per pagare i debiti! Se invece, al contrario, si ritiene che MessinAmbiente non sia una società in liquidazione, occorre allora che immediatamente si preveda una nuova società, come peraltro già indicato dagli atti del Consiglio.

Personalmente si dichiara a favore di una società mista, stante la precaria situazione economica del Comune e la necessità di disporre di capitali. Si valutino le diverse opzioni e tutte le possibilità a fronte di una società al momento priva di controllo organico, e che abbisogna di una totale rivisitazione dello Statuto. L’orizzonte di sei mesi non depone a favore della costituzione di una nuova società. Ritiene allora che in realtà si voglia sanare la società, ma per farlo occorre prioritariamente rimetterla in sesto!

Ciò detto, fa presente che l’Amministrazione comunale è stata convocata all’adunanza della Corte dei conti del 14 aprile. In quell’occasione,   il segretario generale e il ragioniere generale, e non sa se anche l’assessore Signorino, nel porre  in essere tutta una serie di atti, oggi depositati, hanno appurato la posizione molto restrittiva della Corte, che non ha reputato esaustive e non ha quindi preso in considerazione le relazioni presentate. Sempre in data 14 aprile la Corte dei conti emanava una delibera. Quindi, già il 14 aprile l’Amministrazione comunale, a prescindere dalla sentenza, conosceva il pensiero della Corte dei conti sulle società partecipate.

Il 17 aprile, cioè tre giorni dopo l’adunanza della Corte dei conti che aveva messo in chiaro in che modo ci si doveva comportare nei riguardi delle società partecipate, vengono firmati i contratti dei dirigenti! Invita l’assessore a riflettere su tale circostanza onde evitare un possibile danno erariale o comunque una violazione di legge, a valutare se non sia il caso di revocare questi contratti, non tanto quello del commissario liquidatore stipulato a marzo, ma quello dei due consulenti.

Ritiene che uno dei due contratti sia in violazione di legge. Sarà l’assessore a stabilire se vi sia stata una tale violazione.

Non vuole entrare nel merito delle questioni economiche: chi lavora va pagato, però va anche detto che non risiedere a Messina, venire da fuori, appesantisce le spese dell’Ente. I contratti addossano infatti al Comune le spese di vitto, alloggio, trasferimento, auto di servizio, eventuali telefoni cellulari. A ciò vanno aggiunti i costi indiretti al momento non quantificati.

Ricorda che in conferenza stampa, mettendo in campo una sorta di difesa d’ufficio, è stato detto che si sarebbe risparmiato e che proprio con quei risparmi si sarebbero pagati i consulenti. Un però è effettivo quando si risparmia in un’ottica complessiva, perché se poi il risparmio viene dato ai consulenti, non si risparmia per nulla!

Ciò detto e rilevato che MessinAmbiente è società totalmente partecipata, di certo i contratti sottoscritti dai consulenti vanno visionati dai revisori dei conti, dal dirigente di settore e dall’assessore. Ebbene, chiede se qualcuno abbia dato un’occhiata ai contratti prima della relativa sottoscrizione. Al di là di attività che risultano ripetute, vi è un passaggio, una clausola contrattuale riguardante il dottore Rossi, rispetto alla quale urge fornire un’interpretazione testuale autentica. Il punto 13 così recita: “Il collaboratore si impegna a non diffondere notizie di informazioni riservate di cui sia venuto a conoscenza durante la realizzazione del progetto. Per patto qui così espresso, in considerazione della particolare qualità ed esperienza del collaboratore (il dottore Rossi), i risultati del progetto in questione resteranno di sua specifica competenza e proprietà, con la precisazione che saranno disponibili ed a uso di MessinAmbiente in vigenza di progetto o di ulteriori sviluppi operativi in sinergia con il collaboratore; potranno altresì essere resi disponibili in futuro dall’odierno collaboratore, alle esigenze del Comune di Messina, in forza di specifici eventuali diverse ulteriori collaborazioni cui il dottore Rossi potrà essere chiamato dall’Ente medesimo”.

Il dottore Rossi presenta quindi un progetto, che ritiene opera dell’intelletto, di sua esclusiva proprietà. La mette a disposizione di MessinAmbiente solo ed esclusivamente per il periodo in cui rimarrà a MessinAmbente. Se cessa di far parte della società, la stessa non potrà utilizzare quel progetto! Anche il Comune di Messina, se vorrà utilizzare quel progetto, dovrà dare un ulteriore incarico al dottore Rossi: non sa se questa sua interpretazione sia o meno giusta.

Se si svolge un’attività per un Ente e si è pagati da quell’Ente, quell’attività, quel progetto rientra nella proprietà dell’Ente: il Comune sta pagando.

Il dottore Rossi è un co.co.pro.! Di fatto ha stipulato un contratto di collaborazione a progetto. Elabora un progetto, lo esegue e quel progetto rimane di proprietà dell’Ente!

Il dubbio espresso può essere fugato solo dalla viva voce dell’assessore, la principale autorevole fonte, le cui dichiarazioni potranno essere resocontate. Sarebbe bene sciogliere subito un tale dubbio e capire come in futuro si dovrà agire, per continuare ad avvalersi del dottore Rossi.

Vuole poi capire se alla luce della sentenza della Corte dei conti, l’assessore abbia valutato i costi ulteriori che si determineranno e se non ritenga opportuno almeno valutare la possibilità di revocare in autotutela i contratti dei due consulenti, lasciando in vita quello del solo commissario liquidatore.

Ringrazia infine il dottore Ciacci che, dopo l’interpretazione fornita dal segretario generale, ha fatto ieri pervenire ai consiglieri gli atti richiesti, dopo un energico intervento dei consiglieri stessi che si erano appellati ad una giusta interpretazione del regolamento a salvaguardia dei loro diritti, dei diritti di tutti i consiglieri, di maggioranza e d’opposizione!

 

GIUSEPPE SANTALCO, lamentando di non aver ricevuto risposta dal dottore Ciacci, gli chiede espressamente di dare un’interpretazione autentica dell’articolo 13 relativamente al progetto del dottore Rossi.

Legga poi il dottore Ciacci, e lo dice a sua stessa tutela, la delibera della Corte dei conti, che si estende anche alle società partecipate, laddove si dice che non si possono fare spese al di là di quelle obbligatorie per legge.

 

GIUSEPPE SANTALCO precisa che si tratta della delibera n. 582014 notificata all’Ente lo scorso 8 maggio della quale dà lettura e che, tra l’altro, preclude l’assunzione di impegni ed il pagamento di spese per servizi diversi da quelli dovuti per legge. Il segretario generale è a conoscenza di questa disposizione, alla quale i Comuni e le partecipate devono adeguarsi.

Invita nuovamente il dottore Ciacci ad una interpretazione autentica dell’articolo 13 del contratto, a meno che egli non voglia farlo e allora se ne prenderà atto.