GIUSEPPE SANTALCO chiede che il piano di riequilibrio contenga, relativamente alla gestione del patrimonio ed alle dismissioni: il crono-programma analitico delle attività di dismissioni ed l’indicazione delle fasi di dismissioni; i tempi e le modalità per dare attuazione al piano di dismissione ed alla copertura del disavanzo dell’Amministrazione; l’attestazione da parte del responsabile del settore finanziario della congruità del piano di dismissioni collegato al piano di riequilibrio stesso. Ancora, se il dipartimento patrimonio inserirà nel piano di dismissioni gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, che si indichi un piano analitico di tali immobili e gli introiti previsti. Tutto ciò a che il suo gruppo possa esprimere un giudizio esaustivo sul piano di riequilibrio.

Fa riferimento, poi, alla nota del dottore Dell’Acqua, ove precisa che si potrà incassare quella quota di evasione prevista a patto che l’Amministrazione lo metta nelle condizioni di agire a tal fine, per chiedergli di ottenere formali garanzie dall’Amministrazione stessa prima della definizione finale del piano di riequilibrio. Altrimenti, sarebbe preferibile che non quantifichi tale voce di entrata perché non potrà ammettere alcuna aleatorietà del piano di riequilibrio, che la Corte dei conti in ogni caso rileverebbe. Dal canto suo, non accetterà alcuna “condizione sospensiva” alla previsione d’entrata di quel milione e 300 mila euro.

Chiede, infine, al collegio dei revisori dei conti di attestare che il piano di riequilibrio sia coerente con la sentenza della sezione Autonomie della Corte dei conti del 13 dicembre 2012, invitando il presidente a farne copia per tutti i consiglieri.

GIUSEPPE SANTALCO premette che in merito alle entrate vuole essere molto rigido nell’interesse generale, per fare chiarezza ed evitare equivoci.

Dà quindi lettura dell’ultima parte della lettera inviata dal dottore Dell’Acqua il 28 gennaio scorso, nella quale viene  evidenziato tra l’altro che “l’obiettivo prefisso potrà essere conseguito con la tassativa condizione che la dotazione organica e strumentale del dipartimento venga adeguatamente potenziata sotto il profilo quantitativo e qualitativo”.

Preso atto di questo, personalmente ritiene che fino a quando l’Amministrazione non rivede la condizione prima indicata, la somma di 13 milioni di euro inserita nel piano di riequilibrio non possa essere considerata veritiera. Non vorrebbe che questa lettera finendo nelle mani della Corte dei conti o del Ministero facesse venire meno quell’introito.

L’Amministrazione trovi una soluzione, perché nella delibera il dottore Dell’Acqua dovrà attestare che effettivamente incasserà i 13 milioni di euro perché l’Amministrazione l’ha messo in grado di farlo.