GIUSEPPE SANTALCO, nel ricordare le tante cose dette e da parte di tanti, confessa di avere qualche difficoltà ad intervenire sulla delibera. Quando infatti si parla a chi non vuol sentire, passa anche la voglia di tentare un approccio democratico e dialettico con una Giunta verso cui aveva nutrito illusioni, nella speranza che anche la presenza al suo interno di persone che stima, fosse da stimolo ad una comprensione diversa delle ragioni altrui. Allo scopo ricorda una sua lettera del 11 giugno rimasta lettera morta. Una sua richiesta, poi, di confrontarsi sui temi anche in termini tecnici e non tanto politici, ha sempre trovato nell’Amministrazione una difesa d’ufficio ad oltranza dell’assessore Ialacqua. Nessuno nella Giunta ha avuto il coraggio di ipotizzare che si sarebbe anche potuta percorrere un’altra possibile via non disgiunta o al di fuori della lunghezza d’onda al cui interno l’Amministrazione si è mossa. Silenzio assoluto ed anzi, in maniera pervicace, si ripropone una delibera già bocciata! Ci si richiama sempre al signor segretario generale. Per parte sua, si sforza di continuare ad avere una grande fiducia nei confronti di chi rappresenta in quest’Aula il Ministero dell‟Interno, ma nutre un dubbio: quando vi è da interpretare, quando bisogna intervenire, come fa il dottore Le Donne a sdoppiarsi tra la tutela da assicurare al Sindaco e la tutela da garantire al Consiglio? Quando un atto, rispetto alla cui ripresentazione il Consiglio esprime dubbi, viene “spinto” dall’Amministrazione, come fa il dottore Le Donne, che è direttore generale, segretario generale, dirigente e quant‟altro, ad essere lucido nel dire come stanno esattamente le cose? Ha ancora fiducia nel segretario generale. Chiede però al dottore Le Donne se, utilizzando il termine “sovrabbondanti”, ritenga di avere veramente superato la querelle amministrativa ed il grande conflitto istituzionale insorto proprio tra la sua figura e il dottore Bruno. Con estremo garbo il dottore Bruno ha risposto dicendo semplicemente di avere, in linea con il parere richiamato, già inoltrato la proposta deliberativa alla Presidenza. Probabilmente è intervenuto un senso di appartenenza, che ha indotto a non entrare nel merito della questione, anche se non legge una difesa dell’interpretazione che si è voluta dare, ma soltanto una mera acquiescenza alla “volontà” del segretario generale, che non sa se definire “autoritaria” da un punto di vista interpretativo. Pare peraltro che non abbiano più senso i principi del ne bis in idem e del tempus regit actum.  E allora, e dice ciò rivolto al presidente del collegio dei revisori dei conti fermo restando che non è cambiata l’impostazione interna della delibera, se però l’atto viene incardinato il 20 giugno quando ragioniere generale non è più il dottore Cama ma il dottore Le Donne, può darsi che vi sia un vulnus nella legittimità dell’atto, perché la delibera che in questo momento ha un riferimento temporale preciso riporta il nome di un diverso ragioniere generale? Non sa se siano argomentazioni di lana caprina e non sa ormai con chi confrontarsi nel suo ragionamento. Voleva che il dottore Le Donne fosse solo direttore generale e segretario generale dell’Ente, già molto secondo qualcuno, perché se sono arrivati a questo punto è perché non sa se il dottore Le Donne ogni tanto si “impunti” su alcune cose. Non vuole entrare nel merito della questione ma continua a nutrire un dubbio, ed è un dubbio grande! Invita pertanto il dottore Le Donne a riflettere su una posizione che col passare del tempo diventa ancora più complessa. Infine, non avendo votato la volta precedente la delibera, essendosi astenuto, non vede i motivi per cui oggi dovrebbe avere un atteggiamento diverso. Chi vuole ragionare e discutere con una parte della città, si pone il problema; la conferenza dei capigruppo non ha risolto la questione e nessuno ha dato assicurazioni. Il vicesindaco Cacciola e l’assessore Signorino, che in alcuni momenti hanno condotto l’Aula unitamente ai consiglieri, sono stati consapevoli che poteva esserci una terza via e che probabilmente, invece di chiamare o sentire qualche singolo consigliere, si sarebbero potuti tranquillamente sedere a un tavolo, valutando la possibilità di discutere insieme nell’ambito di un ragionamento condiviso? Se questa sera la delibera non dovesse essere approvata, andrà nel loro “campo” e insieme a più della metà dell’Aula proporrà un atto di indirizzo, e lo farà sul terreno dell’Amministrazione, sul terreno pubblico e non su quello privatistico! Se hanno dei problemi o hanno delle questioni, non è tanto su un fatto di principio; il sottoscritto è disposto a inghiottire la pillola amara del “tutto pubblico”, come già in alcune occasioni dimostrato. Se non approvano l‟atto deliberativo, è perché ritengono che i lavoratori non potranno essere tutelati dalla MessinaServizi, reputando che la società così com‟è nasca monca. Infatti, cosa cambia rispetto allo sfacelo presente in città ed al problematico vissuto quotidiano di MessinAmbiente? Cambia solo il nome della società, non la sostanza! I cittadini invece chiedono di dare un volto nuovo ad una società, di farla diventare industrializzata, di darle un capitale serio, chiedono che abbia un piano industriale asseverato perché, al di là di quello che viene detto, è inevitabile che ci siano interventi infrastrutturali. Occorre allora rinforzare una tale società, così come ha fatto l‟assessore Cacciola con l‟ATM quando è andato a cercare esperienza, competenza e know-how; solo cambiando registro si può dare una prospettiva di sviluppo alla città, se si vuole che ci siano dirigenti all‟altezza che sappiano organizzare il servizio, che valorizzino le risorse umane presenti, che devono essere sempre e comunque tutelate. Si augura che stasera o domani l‟Aula approvi la delibera perché, se così non sarà, tutti dovranno avere la coscienza di entrare in campo politicamente con un atto di indirizzo rivolto a chi ha fallito e che a quel punto dovrà essere la stella polare per l‟Amministrazione. Si vedrà se l‟Amministrazione saprà difendere la sua delibera con un numero legale garantito, mentre per parte loro sono qua a svolgere il loro ruolo per senso di appartenenza e di democrazia, ma se le cose andranno male, metteranno il cuore insieme alla Giunta, se accetta, per trovare una soluzione; le soluzioni possono esserci, basta riflettere, elevando il tono del ragionamento e guardando oltre lo Stretto per vedere come funzionano le cose, invece di cercare qualcuno all‟Università: un docente universitario che ne deve sapere di amministrazione? Non ritiene quindi di poter dare il suo voto favorevole perché la MessinaServizi non avrà la possibilità di svolgere il servizio, non disponendo di capitale sufficiente, laddove inoltre il Comune sarà appesantito da 30 milioni di euro necessari per il concordato, togliendo risorse per supportare ulteriormente il capitale sociale della società. In conclusione, se la delibera dovesse essere respinta, l‟Amministrazione valuti attentamente quanto buona parte del Consiglio proporrà.